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8 settembre 1943 ….. al cinema

8 settembre 1943 - Sordi

District: Lazio
Province: Roma (RM)
Locations:
Date: 2016-09-08

L’8 settembre 1943 rappresenta una delle date cruciali della storia italiana.

Il messaggio letto dal maresciallo Pietro Badoglio, Capo del Governo del Regno d’Italia, alle 19:42 al microfono dell'EIAR, con il quale annuncia alla popolazione italiana l'entrata in vigore dell'armistizio firmato con gli anglo-americani qualche giorno prima, rappresenta un autentico spartiacque nella storia del paese.

Ascoltiamolo

E’ l’inizio di una fase complessa e drammatica, che si protrarrà fino all’aprile del 1945.

Una fase segnata per un verso dall’occupazione tedesca in Italia con le pagine oscure e drammatiche che la contrassegnarono e dall’altro dall’avvio della lunga lotta di Resistenza che porterà alla Liberazione dell’Italia.

Nell’immediato il risultato più evidente fu, anche a causa della mancanza di precise disposizioni da parte dei Comandi militari, lo sbandamento se non la dissoluzione dell'esercito italiano, la cattura di centinaia di migliaia di militari, l’incertezza di larghi strati di popolazione ai margini dei processi decisionali e comunicativi.

Molti film, alcuni grandi capolavori del cinema italiano, si sono cimentati con la storia dell’occupazione tedesca e della Resistenza.

Meno sulla fase che seguì immediatamente l’8 settembre 1943 e sullo sbandamento che ne seguì.

Proviamo a ricordarne qualcuno.

Gli sbandati E’ un film del 1955 del giovane Francesco Maselli.

Dopo l'armistizio firmato da Badoglio, nella campagna milanese (il film è girato a Ripalta Guerina, piccolo comune del Cremonese) un gruppo di borghesi sfollati trascorre il tempo nell'indecisione tra unirsi alla resistenza e rifugiarsi in Svizzera. Ha vinto il premio al Più Promettente Regista Esordiente al Festival di Venezia.

Del 1960 è il film di Florestano Vancini La lunga notte del '43, ambientato a Ferrara.

Per rappresaglia contro l'uccisione del capo dei fascisti di Ferrara, il 14 novembre 1943 le Brigate Nere fucilano 11 antifascisti. Ha vinto il Nastro d'Argento per il Miglior Attore non Protagonista (Enrico Maria Salerno) e un premio Opera prima al regista al Festival di Venezia.

Sempre del 1960 è il film che in assoluto meglio rappresenta questa fase di incertezza e sbandamento dell’esercito e del popolo italiano: Tutti a casa di Luigi Comencini.

Pochi giorni fa, nell’anteprima della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, è stata presentata la versione restaurata e integrale di questo autentico capolavoro del cinema italiano, sicuramente il miglior film del grande regista.

Un film che sa amalgamare senza forzature ironia, dramma e rappresentazione cruda della realtà e sa davvero restituire il clima e le incertezze di quel momento.

“Una delle rare mediazioni felici tra neorealismo e commedia all’italiana” (da “Il Morandini 2015”)

Un film segnato dalla straordinaria interpretazione di Alberto Sordi nei panni del sottotenente Alberto Innocenzi.

Le numerose location del film: Collesalvetti (LI), Fauglia (PI), Gaeta (LT), Livorno (LI), Napoli (NA), Orciano Pisano (PI), Pisa (PI), Polesella (RO), Polesine (RO), Porto Tolle (RO), Roma (RM) configurano un vero e proprio viaggio nell’Italia del dopo 8 settembre 1943.       

Altri film rappresentano questo periodo, senza raggiungere i risultati di Tutti a casa.

Talora per il prevalere del tono della commedia.

E’ il caso de “I due colonnelli” film diretto da Steno nel 1962.

Un film ambientato in una fantomatica Montegreco, paese al confine tra la Grecia e l’Albania (in realtà il film oltre che in interni è girato a Civita di Bagnoregio (VT), con protagonisti Totò, Walter Pidgeon, Nino Taranto e Scilla Gabel.

Oppure perché i fatti sono filtrati dalla lontananza, come nello splendido film “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores, premio Oscar, con protagonista Diego Abatantuono.

Qui un gruppo di soldati italiani mandati a presidiare nel 1941 un’isola greca dell’Egeo rimane isolata da qualsiasi comunicazione e scopre solo casualmente quanto fosse avvenuto l’8 settembre.

Oppure perché la rappresentazione storica di grandi tragedie, come quella del massacro della divisione Acqui a Cefalonia operato da parte delle truppe tedesche come ritorsione verso l’armistizio dell’Italia con gli Alleati, è più funzionale alla costruzione di un pathos per drammi sentimentali che il centro dell’attenzione narrativa.

E’ il caso de “Il mandolino del capitano Corelli”, film del 2001 di John Madden, interpretato da Nicolas Cage e Penelope Cruz.  

 

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