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La Val di Zoldo protagonista del film La pelle dell’orso con Marco Paolini


District: Veneto
Province: Belluno (BL)
Locations: Forno di Zoldo (BL)
Date: 2016-11-08

La Val di Zoldo protagonista del film La pelle dell’orso con Marco Paolini

Dal 3 novembre scorso è nelle sale La pelle dell’orso, girato nella Val di Zoldo.

Val di Zoldo - La pelle dell'orso

È il primo lungometraggio di fiction di Marco Segato, tratto dal romanzo di Matteo Righetto. Il soggetto è di Marco Segato; la sceneggiatura di Enzo Monteleone, Marco Paolini e Marco Segato.

Il film

Il film è ambientato negli anni Cinquanta in un villaggio nel cuore delle Dolomiti.

Protagonisti sono Pietro e suo figlio Domenico.

Pietro è uno sconfitto, un emarginato. La sua vita si consuma nella solitudine ed affoga nel vino. Per sopravvivere lavora alle dipendenze di Crepaz. Domenico è un ragazzino sveglio ma introverso. Tra i due c’è un rapporto difficile fatto di silenzi, asprezze e una crescente estraneità. Con un figlio che sente il bisogno di affetto e con un padre totalmente anaffettivo.

In questa situazione irrompe un orso vecchio e feroce chiamato “il Diavolo”, “el Diàol”. Diventa l’oggetto delle paure della comunità. Per i danni che può concretamente procurare, ma sempre più come un archetipo di tutte le paure.

I membri della comunità non sanno cosa fare, sembrano incapaci di reagire.

In questo clima una sera all’osteria Pietro lancia una sfida al suo padrone Crepaz: ammazzerà lui l’orso in cambio di denaro. Se non ci riuscirà lavorerà per un anno gratis. La sfida viene raccolta tra lo scetticismo generale.

Pietro parte per la caccia. Domenico lo segue. Si immergono nei boschi alla ricerca dell’orso.

In questa ricerca finiscono per vivere insieme, forse per la prima volta, un’esperienza condivisa e profonda.  Padre e figlio, nel contesto di una natura straordinaria ed immensa, ne escono trasformati, si riconoscono, costruiscono una relazione che fa breccia oltre i muri che erano stati eretti.

L’avventura diviene l’occasione, il luogo del cambiamento.

Per dirlo con la citazione del climber Royal Robbins scelta per presentare il film: “Le montagne restano immobili, siamo noi che dopo un’avventura non siamo più gli stessi”.

Protagonisti

Val di Zoldo - La pelle dell'orso

Il protagonista del film è interpretato da Marco Paolini.

Marco Paolini è autore e interprete di punta del teatro civile. Si occupa di teatro dagli anni settanta. I suoi spettacoli sono per la gran parte sviluppati in monologhi spesso recitati in lingua veneta. Il racconto del Vajont è il suo lavoro più conosciuto ed apprezzato.

Nel cinema finora aveva avuto alcune presenze secondarie. “Non ho ricevuto molte proposte di fare il cinema se non dagli amici” (dice Paolini).

Ha partecipato ai film di Carlo Mazzacurati (evidente la sua influenza sul film!). Ha avuto ruoli secondari in film di Nanni Moretti, Andrea Segre, Davide Ferrario, Daniele Luchetti.

Ora con questo film un ruolo di assoluto protagonista, nei panni del padre Pietro Sieff.

Gli altri protagonisti: Leonardo Mason (Domenico Sieff), Lucia Mascino (Sara), Paolo Pierobon (Crepaz), Maria Paiato (Signora Dal Mas), Mirko Artuso (Franco), Valerio Mazzucato (Bruno), Massimo Totola (Toni Dal Mas), Silvio Comis (Santin)

I luoghi

Forno di Zoldo (BL) era uno dei comuni della valle; nel 2016 si è fuso con Zoldo Alto (BL) dando vita al nuovo comune di Val di Zoldo (BL).

Val di Zoldo

Val di Zoldo è uno dei Comuni bellunesi che vedono una parte del loro territorio incluso nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.

La Val di Zoldo costituisce la vera porta d’accesso al Parco. Questo, dalle Vette Feltrine alla Schiara, si spinge a nord per toccare sia l'Agordino che lo Zoldano. Nello Zoldano è la Val Prampèr a contribuire in maniera molto importante alla bellezza e alla suggestività del Parco, conferendo alcuni caratteri paesaggistici e ambientali tipici delle valli dolomitiche.

Le sequenze della parte iniziale, nel paese da cui parte il viaggio, sono girate nella frazione di Fornesighe.

Fornesighe, spiega Marco Paolini, ha una particolarità: è di legno. Tutti i paesi erano di legno, ma Fornesighe è l’unico che è rimasto intatto e non è andato bruciato. Non è avvenuta quella sostituzione con case di mattoni come è avvenuto in tanti altri paesi. Così si sono conservate le stratificazioni del tempo.

Molti i luoghi della zona toccati dal film:  il bar Belvedere di Fornesighe, Veda sopra Fornesighe, attorno al lago del Vach, il bosco di Sottorogno, la Val Pramper, con una incursione nel Friuli nelle scene in cui l’orso scavalla la montagna.

Il paese non è uno sfondo, è una voce

Il regista racconta la genesi della scelta di questi territori: “Abbiamo visitato molti luoghi, anche più celebri dal punto di vista cinematografico. Quando siamo arrivati nelle valli intorno a Forno di Zoldo abbiamo capito che era l’ambientazione perfetta perché questi posti hanno conservato un profilo selvaggio, un aspetto selvatico”.

Soltanto le montagne, un certo tipo di montagne potevano essere sfondo di una storia di questo genere, così forte, fuori dal tempo, lontana da ogni contaminazione con la contemporaneità.

Ma il paese non è stato solo uno scenario, un’ambientazione. D’altro canto, per dirla con Paolini, “il paese non è uno sfondo, è una voce”.

Particolare importante è che quasi tutte le comparse del film sono originarie della zona.

Ciò ha fatto sì che esse partecipassero attivamente al film.

Il film infatti ha sollecitato negli abitanti del luogo la ricerca di una memoria del territorio.

Al tempo stesso questa memoria recuperata ha alimentato il film, gli ha dato forza e spessore, innescando davvero un circolo virtuoso tra la dimensione reale e quella filmica.

 

 

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