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Smetto quando voglio, Ad honorem, ultimo capitolo
Smetto quando voglio, Ad honorem, un film di Sidney Sibilia, ultimo capitolo della saga "Smetto quando voglio".
Il regista e tutto il cast hanno presentato il terzo capitolo, in arrivo nelle sale il prossimo 30 novembre.
Una saga, un successo
La saga di Smetto quando voglio è un film in grado di bucare l’immaginario collettivo, questo è ciò che è emerso durante la presentazione.
Si parla proprio della trilogia degli Smetto quando voglio di Sidney Sibilia, il terzo capitolo fa ridere più degli altri due con sicurezza matematica.
La giocosità di tutta l’operazione, capace di trasformare il precariato in commedia.
E un pugno di intellettuali e ricercatori nei gestori di un giro criminale incentrato.
La banda va ora incontro al gran finale nel terzo ed ultimo capitolo, incentrato su un’evasione dal carcere di Rebibbia e su un attentato da sventare.
Nel frattempo in Spagna stanno iniziando le riprese del remake del film, come ricorda il produttore Matteo Rovere.
In America inoltre, ne hanno già acquistato i diritti.
Una nuova storia
È passato un anno da quando la banda di Pietro Zinni è stata colta in flagranza di reato nel laboratorio di produzione Sopox.
Inoltre, ognuno dei suoi componenti rinchiuso in un carcere diverso.
Da Regina Coeli, Pietro continua ad avvertire le autorità che un pazzo ha sintetizzato gas nervino ed è pronto a compiere una strage.
Il problema è che nessuno lo prende sul serio.
Dunque si fa trasferire a Rebibbia per incontrare il Murena, che ha informazioni utili a intercettare il pazzo stragista.
Pietro intende rimettere insieme la banda si ricercatori universitari: le menti più brillanti in circolazione, anche se disoccupati.
Un CAST affezionato
Nel cast corale, ritroviamo: Edoardo Leo, Valerio Aprea, Stefano Fresi, Paolo Calabresi, Pietro Sermonti, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè.
Poi ancora, Libero De Rienzo, Giampaolo Morelli, Marco Bonini, Greta Scarano, Valeria Solarino, Francesco Aquaroli e Lorenzo Lavia.
Il regista insieme a tutto il cast affermano, durante la presentazione, che la cosa bella delle saghe è che creano un senso di nostalgia.
Paragonano questo senso di nostalgia a quello che si prova quando si chiude una saga che guardavano da spettatore.
Chiudono la metafora affermando con soddisfazione, quanto è bello pensare che siano riusciti ad emulare questa sensazione.
